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Il ricordo di Davide

 

“DAVIDE! AMORE MIO… PERCHE ‘? PERCHÉ TU… QUE IO VOGLIO TANTO BENE…. COMO VIVERE SENZA DI TE? AMORE QUANDO A GUARDATO A TE IL SOGNO ARRIVATO , LA MIA VITA, IL NOSTRO MONDO HA INIZIATO… ANCHE LONTANO IL NOSTRO AMORE SOLO MIGLIORATO … QUANDO TE NE VAI E MI È STATO … IL MIO CUORE SI FERMÒ E PIANGERE OGNI SECONDO DI ATTESA … ANGELO MIO CHE FACCIO ORA CHE TU A VIAGGIATO PER MAS LONTANISSIMO DE ME … E COM TE A VIAGGIATO ANCHE TUTTO QUI ERA NOSTRO… TUTTO CIÒ CHE I MAS VOGLIO BENE EN QUESTO MONDO … TUTTO CIÒ CHE IO HO AVUTO DI TE (…) QUINDI LASCIANDOMI SOLA … SONO STOP … … COMPLETAMENTE BLOCCATA… COSA DEVO FARE ORA NEL NOSTRO MONDO DEI SOGNI? AMORE MIO SONO SOLA … ADESO SOLO LAGRIMAS VEDERE, VEDERE IL BUIO … TANTO DOLORE ,TANTO SOLITUDINE … TANTA TRISTEZZA !ANCHE DA SOLI… IO SENTIRE TROVERAI DA QUALCHE PARTE… E ANCHE SENTIRE CHE MI SEI VICINA E DI ESSERE TRISTE QUANDO … IO GUARDO IL CIELO … HETSA NEVES - 11 gen 2011

Le parole di Hetsa vengono lasciate maiuscole perché il carattere offre l’espressione gigantesca del lutto così come tutto era grande in Davide.


 

 


 

"Padrone di niente, schiavo di nessuno!" Questa era una frase che Davide amava ripetere e che lo rispecchia in pieno: lui era un uomo libero, privo di egoismi, smanie di protagonismo, era padrone di sé stesso e delle sue azioni, una persona responsabile che non si sottraeva mai ai propri doveri e che affrontava la vita e le sue innumerevoli sfide con ottimismo e con un'incrollabile forza interiore. Ce ne sarebbero di cose da dire su Davide, di cosa lo rendeva speciale nella sua semplicità, lungi da me offrire una celebrazione di Davide, un elogio senza fine; conosciamo tutti quanto Davide fosse riservato, timido per certi versi. Un anno senza di te, senza la tua risata contagiosa e fragorosa, mi sono domandata spesso cosa mi avresti detto in determinate occasioni, cosa ne avresti pensato su certe cose e quali consigli mi avresti dato e strano ma vero, le tue risposte in un modo o nell'altro mi arrivano sempre perché la tua presenza è viva, Davide continua ad essere tra di noi, non fisicamente certo, ma c'è e credo sarà sempre così. A chi ti ha portato via a noi, con la sua incoscienza e la sua stoltezza, dico solo una cosa "le tue azioni quella mattina non hanno solo ucciso Davide, hanno fatto più vittime, hanno straziato i cuori di una famiglia; ma quella famiglia attraverso la sofferenza e un dolore immenso si è riscoperta più forte, più unita ed è circondata da tanto amore; l'amore, già, questa è la risposta…un amore per la vita che Davide Scarfeo aveva e lo testimoniano qui tutte le persone che lo amano, un amore per la vita e un rispetto che tu non hai avuto e al di là della giustizia umana, è questa la tua condanna!!!" Davide sorrideva alla vita, era un lottatore e nelle difficoltà della vita trovava la sua forza perché non si arrendeva mai. Sono certa che mi ascolti e allora ti dico, continua a stare vicino a tutti noi e soprattutto a tua madre Marina, a Giuliana e a Michele infondi loro la tua forza, la tua voglia di vivere e questa sarà la tua ennesima vittoria, la tua vittoria sulla morte.

Delia Chiovaro


 

Ciao Davide,
ti salutiamo così perché oggi Tu sei tra noi.
Quest’ultimo anno senza te è stato durissimo per la tua famiglia e doloroso per i tuoi amici. Eppure, grazie all’esempio di forza e fiducia che hai lasciato, lo sconforto e l’abbandono non hanno prevalso.
Avevi tante virtù e, sicuramente, come tutti noi avevi i tuoi difetti, ma soprattutto quando parliamo di te ci viene in mente la tua capacità di ironizzare su te stesso e su noi. Con te si rideva e nessuna serata in tua compagnia era noiosa.
Chi ha avuto la fortuna di esserti amico sapeva bene che tu c’eri. C’eri nel momento del bisogno morale o materiale. C’eri con il tuo aiuto concreto e discreto. Il tuo appoggio fraterno non conosceva ostentazione. Facevi quello che sentivi giusto fare e non te ne vantavi.
Quasi nessuno sa del bene che, nel più assoluto riserbo, hai fatto anche verso popoli lontani. Eri sensibile alle ingiustizie del mondo e cercavi concretamente di fare la tua parte.
Amavi viaggiare perché viaggiando hai imparato a conoscere uomini diversi e lontani…uomini che parlavano altre lingue ed avevano altre culture. Tu hai imparato quelle lingue ed hai compreso quelle culture. Eri spontaneo e, non conoscendo finzioni, conquistavi la simpatia e la stima del prossimo.
Chi ti ha conosciuto più profondamente non poteva che trovare naturale il tuo progetto di vivre e mettere famiglia nella lontana Capo Verde. Un proposito coerente col tuo modo di essere. Tu sei stato un uomo libero. Nessuna convenzione o etichetta avrebbero mai potuto distoglierti da quello che sentivi giusto per la tua vita.
Caro amico,
il tuo ricordo pur indelebile non può bastare. Noi sappiamo che quando cercheremo col cuore, tu ci sarai.

Ciao Davide
Maurilio Mascolino

 

 

 

Il mio grande amico Davide

Divertente, simpatico, pesante con leggerezza, disponibile, intraprendente, presente, amante dell'Africa, della geografia, delle compagnie, degli amici, delle serate, della vita...

Riccardo Pece


 


Biografia di Davide

CHI ERA:

Davide aveva 35 anni, era un uomo solare, ironico, anticonformista e molto protettivo nei confronti della sua famiglia e dei suoi amici.
Brillante e istrionico, amava molto la geografia, la storia e la filosofia. Il benessere per lui passava sia dalla mente, che alimentava con la lettura di libri di ogni genere, che dal corpo: Davide amava il buon cibo e fare sport, niente alcol e fumo per lui.
Il solo stargli accanto dava sicurezza, non solo dal punto di vista fisico (Davide era un uomo di quasi due metri), ma anche dal punto di vista affettivo. La sua grande curiosità lo portò a viaggiare e a conoscere lingue, religioni e culture diverse, stava per trasferirsi a Capo Verde, dove l’attendeva la sua compagna Hetsa, in attesa di due gemelli che ha perso in seguito al forte dispiacere dovuto all’omicidio di Davide; e lì a Capo Verde Davide ed Hetsa avrebbero intrapreso un'attività insieme già avviata da lui mesi prima.

 

 


Quell'uno gennaio del 2011

Davide è stato ucciso all'alba nei pressi di Palermo, intorno alle 7 di mattina, mentre tornava a casa in scooter dopo aver lavorato ad un evento a Capodanno occupandosi della sicurezza, con la solita attenzione che non accadesse nulla di brutto e che le famigerate teste calde non causassero inutili risse facendosi del male o procurandone a terzi.
Davide era sobrio e come sempre prudente e rispettoso dei limiti di velocità. Walter Segretario, a bordo della sua auto, guidava ubriaco con un tasso alcolemico di 1,35 gr/l (il tasso alcolemico consentito per legge a chi si mette alla guida di un qualsiasi mezzo motorizzato è pari a 0,5 grammi di alcol per litro di sangue) e viaggiava a circa 160 Km/h laddove il limite massimo era di 100Km/h, inoltre il tasso alcolemico fù rilevato 4 ore dopo senza disporre il test antidroga.
Viene allo stesso contestata:
1. Altissima velocità così come riscontrato dai rilievi tecnici superando il limite massimo previsto di 100km/h
2. Mancato rispetto della distanza di sicurezza
3. Guida in stato di ebbrezza alcolica con valore pari a 1.35g/l, superando ampiamente il limite legale di 50mg/dl e rilevato alle ore 09.00 quattro ore dopo il “fatto” senza predisporre il test antidroga (il tasso alcolemico diminuisce ogni ora di 10/15ml).


Il Processo

Martedì 3 aprile 2012 vengono negati a Davide il rispetto e la giustizia che la sua prematura scomparsa meritava!!!
Viene accolta la richiesta dell'avvocato dell'imputato: una pena patteggiata ad un anno ed 11 mesi: PENA SOSPESA! In concreto l’assassino, Walter Segretario, accusato di “Omicidio Colposo”, nonostante siano presenti gli estremi “dell’Omicidio Volontario” con dolo eventuale non ha fatto e non farà un solo giorno di carcere... è libero, libero di uccidere ancora!


Lettera aperta di Marina Amoroso

L'assasino di mio figlio è libero. Lo hanno ucciso due volte.

Una pugnalata al cuore mi ha gettato in uno stato di immensa prostrazione, esanime, condannata ad un ergastolo intimo, quello del dolore, mi è stata inferta con violenza la mattina del 1 gennaio 2011. Walter Segretario ha ucciso mio figlio, il mio adorato e amatissimo primogenito Davide Scarfeo.

Davide è stato ucciso all'alba nei pressi di Palermo, intorno alle 7 di mattina, mentre tornava a casa in scooter dopo aver lavorato a Capodanno occupandosi della sicurezza di un locale. Mio figlio era sobrio e, come sempre, prudente e rispettoso dei limiti di velocità.  Walter Segretario, a bordo della sua auto, guidava ubriaco con un tasso alcolemico di 1,35 gr/l (Il tasso alcolemico consentito per legge a chi si mette alla guida di un qualsiasi mezzo motorizzato è pari a 0,5 grammi di alcol per litro di sangue) e viaggiava a circa 160 Km/h laddove il limite massimo era di 100Km/h.

Una velocità azzardata assieme al consapevole stato di alterazione psicofisica, quella condotta idonea ad uccidere, quella condotta di guida in cui si accetta il rischio che si possa travolgere un altro utente della strada, si accetta a qualunque costo il rischio della morte altrui consapevolmente e comportandosi, di conseguenza pigiando sull’acceleratore sapendo di essere ubriaco, si corre con la mente ebbra anche a costo di causare un incidente stradale.

Non appena la sua auto a folle velocità, nonostante il limite di 100 Km orari, raggiunse lo scooter di mio figlio, si verificò l’evento altamente prevedibile, il tamponamento, scagliandolo a 103 metri di distanza dal punto d’urto ed uccidendolo, a soli 35 anni. Questi dati sono stati ulteriormente comprovati dalla consulenza depositata dall’Avvocato Gianmarco Cesari, nell’ambito delle sue indagini difensive, l’Ing. Filippo Begani della facoltà di Ingegneria dipartimento di Meccanica dell’Università di Firenze che aveva stimato la velocità di marcia dell’autoveicolo condotto dal Segretario verosimilmente compresa nel range 145-161km/h, dati mai sconfessati nel processo. Il tasso alcolemico dell'investitore fu rilevato ben 4 ore dopo la tragedia e nessuno dispose il test antidroga.

Ebbi la sensazione subito dopo che la notizia sparì dai giornali del giorno dopo che il "caso" Davide Scarfeo, mio figlio, venisse affrontato senza una particolare attenzione, come se si trattasse di un semplice incidente stradale, uno dei tanti di questa Italia macchiata di sangue delle vittime della strada, una pratica burocratica di Tribunale per di più capitata a Capodanno, una seccatura per i festeggiamenti per l'anno nuovo. Ulteriore motivo di grande dolore fu per me essere stata avvisata 4 ore dopo la morte del mio Davide, impedendomi di fatto di poter donare i suoi organi, cosa che mio figlio avrebbe voluto tantissimo: lui si donava già in vita alle persone in tutti i modi che gli erano possibili, difendeva chi non poteva difendersi da solo e disprezzava i prepotenti e le prevaricazioni. Un uomo giusto e rispettoso che non si è mai arreso dinanzi alle difficoltà della vita.

Dopo la sofferenza per la morte di mio figlio un altro colpo basso, un'altra pugnalata, questa volta, da parte di quella giustizia italiana, che speravo tutelasse le vittime di una simile tragedia (me e i miei due figli superstiti, Michele e Giuliana) e desse una giusta e congrua pena all'imputato. Martedì 3 aprile 2012, un'altra data che ahimè non dimenticherò, è come se mi avessero colpita a tradimento ma cosa ben più grave è come se avessero ucciso Davide una seconda volta, negandogli il rispetto e la giustizia che la sua prematura scomparsa meritava.

Il mio legale, l’Avvocato Gianmarco Cesari poiché aveva accertato che non era stata svolta un perizia tecnica ricostruttiva dell’incidente tramite un ingegnere per stabilire con precisione la velocità dell’auto al momento del tamponamento, con pronta e decisa competenza ed altissima professionalità tecnica sia giuridica che scientifica provvedeva ad espletare nell’ambito delle indagini difensive tutte quelle attività tese all’accertamento dei fatti e della verità al fine di sopperire alle lacune istruttorie che si era venuto a trovare.

L’Avvocato Gianmarco Cesari nell’esplicazione del suo mandato aveva invocato la massima attenzione e sensibilità istituzionale, vista la gravità del reato, al fine di comprendere le gravissime conseguenze dannose per la guida a velocità elevatissima, sottolineando come l'imputato corresse ubriaco con evidente colpa cosciente, se non con dolo eventuale, e che quindi occorreva chiedere una pena vicina al valore edittale massimo in base al codice penale.

Alla udienza avanti al Giudice Vittorio Anania del Tribunale di Palermo il 3 aprile scorso scoprimmo con immensa amarezza che il pm Ennio Petrigni aveva dato il suo consenso al patteggiamento nei giorni prima della udienza concedendo addirittura le attenuanti generiche abbassando ancor più la pena finale, contro l’invocata sensibilità istituzionale altamente invocata dall’Avvocato Gianmarco Cesari in relazione alla gravità estrema del fatto altamente allarmante per la compagine sociale tutta e della città di Palermo che aveva manifestato grande solidarietà il giorno del funerale.

Francamente assistere all’esercizio della azione giudiziaria nei Palazzi di Giustizia che hanno ospitato due altissimi testimoni, simbolo del rispetto dei diritti e delle garanzie di tutti, quali i magistrati Falcone e Borsellino, ai quali come cittadina italiana e, in particolar modo, quale siciliana e palermitana faccio riferimento pensando alla giustizia, mi hanno lasciato incredula! Mi chiedevo tra me e me .. quanto vale la vita di un giovane uomo di 35 anni, sano, forte, che aveva tutta una vita davanti a sé, che aveva una giovane compagna che lo aspettava, incinta dei suoi figli, due gemelli (che poi ha perso per il dolore).
Una pena simbolica patteggiata ad un anno ed 11 mesi con la sospensione condizionale della pena. Il Giudice dopo aver ascoltato con attenzione le argomentazioni del mio avvocato che faceva punto per punto rilevare la incongruità della pena rispetto al reato ed al danno rappresentando che la pena era troppo bassa, che non poteva essere condivisa socialmente, che non avrebbe mai portato ad alcuna riconciliazione del reo con la società e con le vittime alle 12.30 si ritirava per deliberare.

Io speravo che il giudice rigettasse la richiesta di patteggiamento, dimostrando sensibilità e attenzione a quelle che sono le attuali richieste di giustizia sociale in ambito di criminalità stradale. Alle 14 venivamo richiamati in aula, ma ancora prima della lettura della sentenza, mi cade il mondo addosso quando vedevo arrivare in aula due carabinieri, evidentemente chiamati dal Giudice, nel timore che alla lettura della sentenza di accoglimento del patteggiamento io o i miei figli avremmo manifestato vivamente la nostra protesta, neanche fossimo dei delinquenti, dei mafiosi o appartenenti alla malavita organizzata.

Lì ho capito che il patteggiamento era stato accolto e poi la lettura un anno e undici mesi, pena sospesa…….Walter Segretario, colui che ha ucciso mio figlio per lo Stato italiano è un uomo libero, libero di uccidere ancora. E Davide non ha avuto e non avrà mai più giustizia, come tanti altri.  L’allarmante sentenza per l’omicidio di mio figlio, Davide Scarfeo, che non garantisce la congruità della pena rispetto alla gravità del reato e non elimina le conseguenze dannose evidenzia che i pubblici ministeri prima ed i giudici poi interpretano la legge lontano da quel sentire della intera comunità nazionale che chiede nei confronti della criminalità stradale che guida in modo azzardato e temerario e in stato di ubriachezza la certezza della pena da espiare in carcere al fine di un ravvedimento operoso del reo che lo porti ad una riconciliazione con la comunità dopo aver compreso la gravità della condotta posta in essere.

Sentenze come questa di Palermo esprimono un modo di affrontare i problemi totalmente distante dalla aumentata e diffusa sensibilità sociale e dall’impegno delle Autorità e delle massime cariche dello Stato di fronte al recente allarme lanciato dalla Commissione Europea, non considerano la macroscopica gravità degli eventi dannosi derivanti dalla circolazione stradale e dell’aumentato costo sociale di 30 miliardi di euro l’anno, non correlano una adeguata interpretazione della norma che disciplina il delitto di omicidio con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale e, stabilendo pene non congrue, costituiscono una ulteriore grave offesa nei confronti del dolore dei familiari per l’irreparabile perdita di valore umano subita a causa di un comportamento criminale alla guida.

Si prova sconcerto di fronte a sentenze che non riescono più ad interpretare le esigenze di giustizia della società civile e delegittimano la giustizia. Occorre una maggiore sensibilità istituzionale da parte dei pubblici ministeri e dei magistrati innanzi alle istanza della società civile nelle pronunce contro la criminalità stradale, non solo nei confronti di soggetti ubriachi e drogati ma soprattutto nei confronti di coloro che guidano in modo azzardato e temerario, occorre garantire la congruità della pena rispetto al bene giuridico costituzionalmente protetto della vita!

Non rimanete indifferenti, quel che è capitato a me può succedere ad altri, a tutti! La morte stradale arriva improvvisa ed inaspettata per mano criminale; in Italia i criminali stradali restano impuniti e magari colpiscono ancora.  Unitevi a chi come me colpita dal dolore, pur soffrendo, non smette di lottare per dare giustizia ai superstiti e fermare la strage stradale. Io, insieme alla mia Associazione - Giustizia per le Strade – Contro gli Assassini alla Guida, mi sono unita alla Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada che in Italia da oltre dieci anni rappresenta l’interesse collettivo alla vita sulla strada, per dare un senso alla mia vita e per far sì che altri abbiano giustizia, quella che lo Stato non mi ha dato.

Marina Amoroso

 

 

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